Ciò che leggerete non sono consigli per gli acquisti. Quelli è meglio lasciarli agli analisti delle grandi banche d'affari, che certo non sono affatto infallibili e tendono per "vocazione" (il conflitto d'interessi) a essere piuttosto magnanimi sulle sorti future dei titoli quotati.
Qui ci si limiterà a usare del sano buon senso nel capire come muoversi su mercati di Borsa, mai così difficili come in questa fase. E l'orizzonte non promette nulla di buono.
Con quella sorta di tempesta perfetta fatta da un mix di crisi grave del credito e dell'immobiliare; recessione alle porte in Europa e forse anche negli Usa e quel morso dell'inflazione che lega le mani alle banche centrali. Si aggiungano i profitti aziendali che negli Usa hanno registrato nel secondo trimestre un calo del 22% sul 2007 a rendere il quadro ancora più fosco. Diventa così difficile pensare che le Borse possano ripartire lancia in resta dopo lo sboom degli ultimi 12 mesi. Anzi è più facile che le Borse scendano nei prossimi mesi anzichè salire.
Resta il fatto che i veri guadagni si fanno, come dimostra chi ha comprato sui minimi storici del 2003 in coincidenza con la guerra in Iraq, quando le cose sembrano volgere al peggio.
Comprare ai minimi è sempre cosa per pochi e non è detto che i valori attuali abbiano toccato il fondo. Ma per chi non ha fretta e può aspettare i ritorni dell'investimento almeno 5 se non 10 anni, certe quotazioni di Piazza Affari si fanno interessanti. Si corre meno rischio a comprare oggi Fiat a 10 euro che non averlo fatto un anno fa a 23. Il titolo può anche scendere ancora, ma oggi Fiat si acquista a 6 volte gli utili attesi e quando ripartirà (prima o poi) un nuovo ciclo economico espansivo l'orizzonte dei 13-15 euro è lì a portata di mano. Si può dire altrettanto per i grandi malati del listino milanese come le banche.
Dall'inizio della crisi mondiale del credito gli istituti italiani hanno perso oltre un terzo del loro valore. Tanto per un sistema tutto sommato solo sfiorato dalla piaga delle maxi-svalutazioni che hanno imperversato sulle grandi investment bank. Il ciclone però ha travolto tutti ed è indubbio che la frenata economica e la stretta sul credito faranno fare meno utili anche agli istituti domestici. Ma le valutazioni relative sono scese molto: oggi le grandi banche nostrane vengono trattate dal mercato a valori più bassi della dotazione patrimoniale. Un po' come se dovessero smettere del tutto di fare utili nei prossimi anni. I profitti caleranno di certo, ma da qui a smettere di farli ce ne corre.
Mediobanca oggi vale 9 euro, la metà dei suoi massimi del 2007. A quel prezzo capitalizza il 90% del suo capitale netto e otto volte gli utili futuri. Ma quel capitale produce una redditività di almeno il 10%. Il titolo potrà ancora scendere se la bufera sulle banche continuerà, ma comprato oggi e tenuto in un portafoglio da cassettista qualche soddisfazione prima o poi dovrebbe darla. Poi ci sono industriali e made in Italy. Buzzi si compra a sette volte i profitti del 2009 e negli ultimi 15 anni ha dato un rendimento annuo dell'8%. Un titolo roccioso che ha dimostrato di superare le crisi periodiche di Borsa. O società come Geox: il prezzo è tornato indietro ai livelli di tre anni fa. Si paga a premio sul resto del listino, ma fa utili pari a quasi il 30% del patrimonio ormai da molti anni a questa parte. Ne farà meno, ma buttarlo tra i ferrivecchi del listino sembra prematuro.
